Sigaretta ?

Il fumo fa male, d'accordo, ma ... C'è un "ma". Fin da giovane adolescente aborrivo il fumo, il suo maleodore, ciò che lasciava sui vestiti e nell'alito, il suo osteggiamento a persona ricercata, forse di classe, il suo prezzo, e quindi non fumavo. Mai. Non riuscivo a capire l'esigenza di tutto ciò e se lo chiedevo alla gente le risposte erano pressappoco di questo genere : "è il gesto", "è l'abitudine", "mi piace", "mi rilassa", "fa passare il tempo", "ho preso il vizio". Crescendo ho continuato a non capire comunque il "vero" ( o presunto ) significato del fumare, cercando -non ci crederete- addirittura di evitare coloro che lo facevano. Evitavo consciamente e inconsciamente i miei simili come se fossero in qualche modo "appestati", come se corressi il rischio di essere portato sulla cattiva strada. Nella primavera del 2012, a quasi 36 anni di vita, qualcosa è cambiato. Se oggi dovessi cercare una motivazione di tale decisione NON presa con volontà intellettuale, direi che è stato per ansia da prestazione lavorativa. Infatti, dopo due anni passati senza un soldo a girovagare per le strade della mia città e un tso conclusivo, ero tornato alla vita di magazzino. Una telefonata da parte del mio psichiatra aveva riallacciato un minimo i rapporti con l'ex ditta a cui avevo prestato la mia mano d'opera dal 2006 al 2010. Tanto era bastato a ricatapultarmi all'interno di un ingranaggio a cui prima mi ero rifiutato ( Ma adesso lo avrei fatto a modo mio. ). Fu così che le prime offerte arrivarono ed i primi pei con i suoi maleodori si susseguirono. Fu ansia da prestazione, ne sono sicuro. Non riuscivo a stare fermo per un minuto e quando lo dovevo fare perché aspettavamo un camion, una distinta o un "ok" dagli uffici interni, mi davo al mio nuovo piacere. Vale giusto dire che dapprima ero convinto che non sarebbe durato, che era solo qualcosa di passeggiero, che tanto nelle ore di uscita non lo avrei fatto. Ma mi sbagliavo. Cominciai col comprare i pacchetti da dieci assieme ai vari caffè nei bar in cui bazzicavo ( caffè e bar, altro vizio ) e mano a mano che lo facevo il mio corpo aumentava il desiderio di farlo : ne voleva di più. Arrivai nel corso del tempo a ben due pacchetti, e di quelle lunghe. Ne provai diverse varianti, aromatici e non, diverse marche e arrivai anche ai sigari e sigarettini, fino al tabacco di oggi. Inutile negarlo : ho la mia dipendenza ; È una dipendenza. Nelle ultime due settimane sono rimasto al verde e il bisogno che sentivo ha fatto sì che la mia mente languisse e la mia lingua parlasse con chiunque incontrassi per richiederne una. Almeno una. È stato così un susseguirsi di proclami striscianti, disperati e umilianti verso a tutti ( e dico proprio tutti ) i camionisti che avevo attorno, al parcheggio mio solito. Non avendo soldi per comprarle e datomene una ogni tanto, le gustavo in una maniera che sembravo un artista intento con la sua opera. Oggi so cosa mi dà. E ne sono sconsolato. Per me è un passare il tempo, un rilassarsi, un non-pensare ma anche pensare. È qualcosa di urgente, un bisogno. So che fa male e incomincio a domandarmi come smettere veramente perché in passato ci ho provato, qualche volta, anche se non proprio ben motivato. Così il tempo passa, la domanda ( assieme a tante altre su svariati argomenti ) rimane, l'odore pure. Ed io rimango a guardare la scia che lascia pensando che domani sarà un altro giorno.

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